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Per chi avesse ancora dubbi su quale sia la mia pa

Per chi avesse ancora dubbi su quale sia la mia palette: 🍂🍂🍂🍂🍂🍂🌰🌰🌰🌰🌰🍁🍁🍁🍁🍁🍁🍁🍊🍊🍊🍊🍊🍊🍊🍄🍄🍄🍄🍄🍄🍄🍄🍄

Quando eravamo più piccoli, io e il mio amico And

Quando eravamo più piccoli, io e il mio amico Andrea inventavamo tantissime storie. Case abbandonate, macchine parcheggiate in posti insoliti, un vicino di casa strano: qualunque spunto era perfetto per partire a raccontare anche per ore intere.

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Un’altra cosa che facevamo era fotografare con gli occhi. Vivevamo un momento e dicevamo “questo andrebbe proprio fotografato”. Ma le foto non riuscivano a riprendere tutto perfettamente e c’era sempre quella sensazione in più che si lasciavano sfuggire. Allora noi spalancavamo gli occhi e poi li strizzavamo e li riaprivamo, per fotografare tutto con lo sguardo e conservarlo nella nostra memoria. A volte esclamavamo anche un bel click!

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Comunque è un’abitudine che mi è rimasta addosso, quella di fotografare con gli occhi un ricordo. Lo faccio ancora e dico a me stessa che è a quel momento che ripenserò quando sarò lontana, quando sarò triste, quando sarò ferma. A quella foto.

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Questo è il mio momento di oggi. A questo mi aggrappo, questo ricordo con forza. Gli alberi, la Sila, la natura, i funghi, le castagne, le persone belle. Mentre lo vivevo, qualche giorno fa, mi dicevo “sei fortunata perché hai avuto questo, a prescindere da quello che verrà.”

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E il vostro? Qual è l’ultimo momento che avete vissuto, degno di essere fotografato con gli occhi?

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(e spero che stiate tutti bene, a prescindere dal colore della vostra regione 💛🧡❤️)

🍂 Quando dici che l'amore fa paura perché pu

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Quando dici che l'amore fa paura
perché può farti male
non è davvero quello che vuoi dire
il bisogno di sentire
la pelle che si sgretola
non appena può toccarti
crepe come terra dopo terremoti
la consapevolezza di essere nudi
senza pelle
perché senza pelle
le carezze bruciano sull'anima
anche se non credi nell'anima
è questo quello che vuoi dire
che l'amore fa paura
perché ti fa credere
anche se fa male
ma il male è quasi un sollievo
e ti fa pensare che è bello
è bello farsi male
essere scorticati
solo per poter accarezzare

[IL SILENZIO DELLE FOGLIE CHE CADONO] 🍂 Mostr

[IL SILENZIO DELLE FOGLIE CHE CADONO]

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Mostrare le proprie debolezze come segno di forza, contro tutti quei sorrisi forzati che l’apparenza del mondo vuole appiccicarti addosso perché devi sempre essere felice, positiva, produttiva. E poi rubare attimi di quotidianità che non ti immergono nel caos della felicità, ma in qualcosa di più silenzioso e banale. Una pacata serenità che ti insegna ad andare d’accordo con le tue ombre e ad accettare le tue foglie che cadono. Perché sai che poi - in un modo o nell’altro - proveranno a rifiorire.

Non so se sei una persona che pensa spesso al pass

Non so se sei una persona che pensa spesso al passato. Io ogni tanto sì. E durante la quarantena ho riguardato alcuni oggetti legati proprio al mio passato (disegni, diari, foto).

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Quando ero piccola non parlavo con nessuno e i disegni che facevo erano degli omini altissimi con occhi e orecchie giganti, senza bocca.

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Oggi parlo, ma le orecchie vorrei tenerle sempre aperte per ascoltare e gli occhi grandi per osservare.

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Ottobre è uno dei miei mesi preferiti, nel bel mezzo della mia stagione preferita, ed è anche il mese della sensibilizzazione e dell’informazione sul mutismo selettivo, perciò è a questo che lo voglio dedicare. Sento di doverlo a ciò che ero. Perché forse ora ho il coraggio di disegnare delle piccole bocce su quegli omini.

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E tu? Com’erano i disegni che facevi da piccolə? Li hai mai riguardati? Quanto sono diversi da ciò che sei ora?

Essere imperfetti è la vera magia 🌟

Essere imperfetti è la vera magia 🌟

~ tenevo in braccio il riflesso di ciò che ero

~
tenevo in braccio il riflesso di ciò che ero
per rassicurare ciò che sarebbe diventato
crescere non significa niente
gli dicevo
sarai diversa
ma non sarai mai meno

Ho voglia di affacciarmi da questo balcone bianco

Ho voglia di affacciarmi da questo balcone bianco per dire che è vero, che avevamo ragione da bambini: le nuvole sono soffici e sopra ci si può saltare. Tutte le leggi che regolano il mondo sono state stracciate, fatte a pezzetti, fogli pieni di formule sbagliate e scarabocchiate. Sono in equilibrio in mezzo al cielo e non ho paura. Come gli uccelli che talvolta nuotano in aria controvento e sembrano fermi, agitano semplicemente le loro ali sopra e sotto, scuotono le loro piume per mettersi in mostra e salutare il vento, ma in realtà sono immobili, incuranti del ritardo che faranno ai loro appuntamenti. Anche io ero in ritardo per qualcosa, ma adesso non riesco a ricordare nulla. Se non riesci a ricordare qualcosa è perché non era davvero importante, questo è quello che mi hanno sempre detto. Non so chi e non so quando, ma sono parole che conosco, provenienti da un mondo che non mi appartiene più. Ero in ritardo, ma continuavo a rimanere in equilibrio, aggrappato a una ringhiera fredda. Adesso nuvole, prima asfalto sporco. Adesso silenzio soffuso, prima clacson e una voce che mi urlava terrorizzata di scendere da lì. Era un mondo a cui non appartengo più. Restavo in equilibrio, ma tutto quello che volevo era lasciarmi cadere, corpo pesante e finalmente libero. Le nuvole. Ecco cosa ricordo. Ricordo di aver pensato alle nuvole. Voglio essere leggero come loro. Quella è stata la spinta che mi ha dato il coraggio necessario a perdere l'equilibrio a cui mi ero aggrappato. Mi abbandono e sento che sono morbide e accoglienti. Sono in equilibrio in mezzo al cielo e non ho paura. Era un mondo a cui non sono mai appartenuto.

Come quella parola tatuata su una moltitudine di p

Come quella parola tatuata su una moltitudine di polsi o sotto un qualunque seno sinistro, arricciata, allungata, accompagnata da piantine geografiche stilizzate. Wanderlust. Che significa il desiderio di viaggiare e di esplorare. Così io pensavo di potermi sentire a casa ovunque, in ogni posto del mondo. Per queste onde che sentivo dentro e che infrangendosi sulle mie pareti interne mi urlavano di iniziare a camminare per non fermarmi più. E ogni volta che lo facevo stavo male e bene e scoprivo volti nuovi, accenti eccentrici, cieli dipinti di sfumature sempre diverse. Incredibile come il cielo non sia mai lo stesso se lo guardi da un punto estraneo del mondo. Ma non bastava. E allora ho capito che forse il mio destino non sta nel trovare casa in un pezzo di terra ferma e stabile, ma di cercarla nell'esplorazione e forse non giungere mai al termine della caccia. Essere davvero a mio agio, autenticamente felice, solo nei momenti di passaggio in cui quasi non so dove mi trovo e l'unica cosa che invece so con certezza è che sto errando, che mi sto muovendo, che esisto.

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Questo strano eterno periodo e me (sfogo sconclusionato)

Questo strano eterno periodo e me (sfogo sconclusionato)

3 mesi fa

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